Ministero dell'Economia e delle Finanze

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lunedì 18 aprile 2016

Referendum del 17 aprile 2016

Il referendum sulle trivelle non ha raggiunto il quorum (50%+1).
Ha votato "solamente" il 31% oltre 15 milioni di voti.
Come lavoratrici e lavoratori del MEF ci siamo spesi in queste ultime settimane per sensibilizzare l’opinione sull'esistenza del referendum e ancor di più sull'importanza di votare SI per trasmettere alla classe politica, che siamo stufi della loro arroganza e del disprezzo con cui viene trattata la questione energetica.
Non vogliamo dilungarci sulla gestione di questa votazione, il boicottaggio mediatico, il breve lasso di tempo concesso per sensibilizzare la popolazione, il mancato accorpamento con le elezioni comunali che si svolgeranno tra un mese; certo, non ci aspettavamo una gestione più trasparente da parte dell'esecutivo di Renzi: un governo che in nome della presunta efficienza e semplificazione non si è mai fatto problemi a derogare e delegittimare gli aspetti democratici e partecipativi delle istituzioni.
Ci teniamo però ad esternare una nostra sensazione: noi non ci sentiamo sconfitti.
Non ci sentiamo sconfitti perché abbiamo affrontato questa campagna referendaria con lo spirito e la consapevolezza che lo strumento referendario non può fermare la devastazione ambientale e la costruzione di grandi opere inutili.
Per noi queste settimane di campagna sono state occasione per dibattere del tema delle risorse, dell’inquinamento.
Adesso il punto rimane come continuare a costruire un'idea incompatibile con questo progetto di progresso, fatto di petrolio e sfruttamento, di favori e regalie alle grandi aziende sulla pelle della gente, come contagiare chi ci sta intorno con la nostra voglia di metterci in gioco affinché le decisioni non vengano prese sulle nostre teste.
Questo, per noi, è il valore del referendum di ieri.
Pensiamo che si debba ripartire dalle 13 milioni di persone che hanno scelto di schierarsi a difesa dell'ambiente e di un diverso progresso energetico, ripartire da li per far si che questo coro unisono di voglia di cambiamento e di sfiducia verso la classe politica non si fermi e cada nel vuoto.

Lasciamoci il tempo, a chi si è speso per la campagna, di elaborare la sconfitta di questa battaglia pronti a ripartire sul terreno che prediligiamo: quello della lotta.